La diagnosi di tumore cerebrale può avere profonde ripercussioni sulla sfera psicologica, affettiva, familiare, sociale e sessuale del paziente e dei suoi familiari
Il 25-30% delle persone colpite da una diagnosi di tumore presenta un quadro di sofferenza psicologica, con manifestazioni di ansia, depressione e difficoltà di adattamento
che impattano negativamente sulla qualità di vita, sull’aderenza ai trattamenti medici e sulla percezione degli effetti collaterali
Il ruolo dello psicologo è quello di supportare il paziente e i suoi familiari, stimolare la comunicazione all’interno del nucleo familiare, favorire le strategie di adattamento alla malattia
In tutte le fasi di malattia, sia alla diagnosi che nelle fasi successive, lo psicologo lavora con l’equipe di cura, rileva la presenza di sintomi di disagio psicologico nel paziente e nei familiari e adotta le adeguate strategie di supporto
La persona più vicina al paziente, definito caregiver, viene spesso considerato il malato nascosto, nel senso che sopporta un carico psicologico spesso non riconosciuto.
L’aiuto psicologico al caregiver consente di rinforzare la sua capacità di adattamento e di offrire la migliore assistenza al paziente.
Il supporto psicologico ha come scopo principale quello di accompagnare la persona e i suoi familiare durante tutto il percorso di cura, nella comprensione e elaborazione del cambiamento che la malattia neuroncologica porta con sé, nel mediare e aiutare nella comprensione delle scelte decisionali terapeutiche, nel prepararsi ad affrontare temi ed emozioni delicate accompagnando le persone coinvolte al cambiamento.
Lo psicologo permette al paziente e ai suoi familiari di avere uno spazio di ascolto sui bisogni che emergono nelle diverse fasi del percorso di cura.
Un aiuto nella mediazione tra l’equipe curante ed il paziente, nel sostenere le scelte terapeutiche, collaborando per garantire la migliore assistenza possibile nell’intero percorso.
Accettare e comprendere le normali reazioni da stress della persona malata e dei suoi cari, attivando un processo di recupero delle risorse individuali per fare fronte alla malattia in maniera attiva e positiva.
Un processo conoscitivo che permette di rafforzare l’autostima, riscoprire e potenziare le risorse esistenti nella persona malata, ridefinendo le proprie priorità e favorendo il cambiamento.
I bisogni del paziente e della famiglia vengono accolti dallo psicologo e l’istaurarsi di un patto di fiducia porta nella relazione con il curante la possibilità di esprimere le proprie paure, dubbi o perplessità ma anche la richiesta di informazioni dettagliate riguardo la propria malattia.
Durante il colloquio psicologico il paziente è aiutato nella gestione delle difficoltà emotive propria e dei familiari, ma anche nella mediazione tra i familiari che chiedono come poter agire al meglio per il proprio caro. Il familiare viene indirizzato e sostenuto dalla fase iniziale del proprio caro fino a tutto il percorso.
Lo psicologo diventa un riferimento sicuro su cui fare affidamento nelle diverse fasi del percorso di cura.